A sollevare la questione è stato il tribunale di Firenze con ordinanza del 3 aprile, con la quale è stato messo in evidenza come «la previsione di una remunerazione “seriamente sproporzionata per difetto” finisce per determinare l’allontanamento dal circuito giudiziario dei professionisti più qualificati e la persistente disponibilità ad assumere l’incarico d’interprete soltanto di soggetti che non abbiano i titoli e/o le competenze per fruire sul mercato di occasioni lavorative più equamente remunerate»